Quae utilitas in sanguine meo, dum descendo in corruptionem? (Ps. XXIX, 10).
Rivelò Gesù Cristo alla Ven. Agata della Croce, che stando egli nell'utero di Maria, ciò che tra tutte le pene più l'addolorò fu il vedere la durezza de' cuori degli uomini che aveano a disprezzare dopo la sua Redenzione le grazie ch'egli era venuto a diffondere in terra. E questo sentimento egli stesso ben prima l'espresse per bocca di Davide nelle citate parole così comunemente intese da' SS. Padri: Quae utilitas in sanguine meo, dum descendo in corruptionem? Spiega S. Isidoro, dum descendo in corruptionem, cioè mentre discendo a prendere la natura degli uomini cosi corrotta da' vizi e da' peccati.2 Padre mio, par che dicesse il Verbo divino, io già vado a vestirmi di carne umana ed indi a spargere tutto il mio sangue per gli uomini; ma quae utilitas in sanguine meo? La maggior parte degli uomini non faranno conto di questo mio sangue, e seguiranno ad offendermi come s'io niente avessi fatto per loro amore. Questa pena fu il calice amaro da cui Gesù pregò l'Eterno Padre a liberarlo, dicendo: Transeat a me calix iste (Matth. XXVI, 39). Qual calice? Il vedere tanto disprezzo del suo amore. Ciò lo fe' gridare ancora su la croce: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? (Matth. XXVII, 46). Rivelò il Signore a S. Caterina da Siena (In Vita, 1. II, c. 29) che questo era l'abbandono di cui si lamentò, cioè il vedere che 'l suo Padre aveva a permettere che la sua Passione e l'amor suo avesse ad esser disprezzato da tanti uomini per cui moriva. Or questa medesima pena tormentava Gesù bambino nell'utero di Maria, il mirare sin d'allora tanta spesa di dolori, d'ignominie, di sangue, e d'una morte crudele ed ignominiosa, e tanto poco frutto. Vide sin d'allora il santo Bambino quel che dice l'Apostolo, che molti - anzi la maggior parte - doveano calpestare il suo sangue e disprezzare la sua grazia che questo sangue loro otteneva: Filium Dei conculcantes, et spiritui gratiae contumeliam facientes (Hebr. X, 29). Ma se noi siamo stati nel numero di questi ingrati, non disperiamo: Gesù nascendo venne ad offerir la pace agli uomini di buona volontà, come fece cantar dagli angeli: Et in terra pax hominibus bonae voluntatis. Mutiamo dunque la nostra volontà, pentendoci de' nostri peccati e proponendo di amare questo buono Dio, e troveremo la pace, cioè la divina amicizia.

